Ai piedi del colle di San Giusto, in riva al mare, i Romani tra il I-II secolo d.C. costruirono un grande Teatro capace di contenere tra i 3500 e 6000 spettatori che, sulle gratinate costruite sfruttando la naturale pendenza del colle, assistevano a spettacoli d’intrattenimento all’aperto: tragedie, commedie e da alcuni ritrovamenti di elmi, sembra anche a combattimenti tra gladiatori.
Il Teatro risale al I-II secolo d.C.L’atto di fondazione del teatro risulta documentato da due lapidi, dove si faceva parola del dono e della dedizione da parte del cavaliere tergestino Quinto Petronio Modesto, procuratore dell’imperatore Traiano e personaggio legato al teatro del tempo.
Con il passare dei secoli il Teatro fu devastato, assieme alla basilica capitolina e ad altri edifici pubblici, dalle orde longobarde e venne spogliato un po’ alla volta delle sue architetture e sepolto da edificazioni abitative.
Nel 1814 l’architetto Pietro Nobile, guidato anche dal nome del luogo “Rena vecia” (Arena vecchia), aveva steso una relazione sul teatro nascosto che si è poi dimostrata esatta durante gli scavi del 1937-38, anni della demolizione di una parte della città vecchia, in cui l’anfiteatro fu portato alla luce.
Durante lo scavo della fossa del proscenio vennero alla luce alcune statue: una di figura femminile alta cm 111, mancante della testa e di altre parti del corpo, identificata come una statua di Igea per la presenza d’una serpe scendente dalla spalla sinistra ;
una statua barbuta di Asclepio (cm 118), avvolta nel manto e scoperta della parte superiore del busto; la statua della dea Atena, alta cm 125, acefala come quella di Apollo, alto cm 102 e di Sileno (lungo cm 98), coricato su una pelle di pantera e adagiato su una base di roccia stilizzata e frammentari pezzi della statua d’Afrodite tra cui la testa e il mantello. Vennero alla luce tanti altri reperti di interesse archeologico che oggi sono visibili al Civico Museo di Storia e dell’Arte e al Lapidario tergestino.