Il Castello di San Giusto e la Cattedrale di San Giusto dominano il colle di San Giusto.
Si racconta che…Giusto, un cristiano della Venezia Giulia , uomo di grande penitenza e di larga generosità, cristiano fin dall’infanzia,raggiunto nell’anno 303 dall’ordine imperiale che imponeva a tutti i cristiani di testimoniare la propria fedeltà al sovrano (Diocleziano) sacrificando agli dèi di Roma.Giusto si dichiarò suddito fedele dell’imperatore., ma non potè sacrificare alle divinità romane, perché il suo Dio era Gesù Cristo. La condanna fu inevitabile: la morte. Giusto fu buttato in mare davanti a Trieste, legato a pesi che lo trascinarono subito in fondo. Ma poi i legami si sciolsero e il corpo del martire riemerse, finendo sulla spiaggia. Accorsero un sacerdote e un gruppo di cristiani, che resero le estreme cure alla salma e poi le dettero sepoltura vicino al luogo del ritrovamento. Nel quinto secolo, su un’altura si costruisce una basilica cristiana, dove c’era stato un tempio dedicato alle antiche divinità. E lì venne poi trasferito il corpo del martire, che darà il suo nome all’altura: Colle di San Giusto. Nella Cattedrale viene esposta la statua il San Giusto del Mare nei primi giorni di novembre, una statua di bronzo realizzata dallo scultore triestino Tristano Alberti e “calata” in mare nel 1984. Nel 2010 è stata ripulita e restaurata e viene esposta ogni anno in occasione dei festeggiamenti del Santo Patrono di Trieste, il 3 novembre.
Le prime notizie sulla cattedrale di San Giusto risalgono agli anni 1302 e 1320, quando il vescovo Roberto Pedrazzani da Robecco fece inglobare le chiese di Santa Maria e quella dedicata al martire san Giusto, edificate su un tempio romano dedicato a Giunone, in un’unica struttura. Il 17 febbraio 1337 per volere del notaio Randolfo Baiardo – come risulta dall’iscrizione in caratteri gotici posta sopra l’arco del portale- cominciarono i lavori per la costruzione del campanile che sorse sull’antica torre romanica, conservata all’interno, edificata intorno al campanile dell’ex chiesa di Santa Maria. Durante i lavori le lastre decorate a bassorilievo con i simboli delle vittorie militari romane I bassorilievi che ornano due lati del campanile, rappresentano trofei di guerra presi dai Romani ai Celti, barbari vinti in battaglia, vennero utilizzate per decorare una parte di muratura del nuovo campanile e in cima alla torre furono messi i simboli della città il “melone” con l’alabarda, sostituiti da un tetto di tegole a piramide dopo i danni provocati da un fulmine abbattutosi nel 1421 che ridusse il campanile all’altezza attuale. Anche le campane furono più volte lesionate dai fulmini e rifuse, fino al 1953 quando furono inaugurate tre nuove campane di rame e stagno e decorate da Carlo Sbisà, famoso artista triestino. Si racconta che nel 1508 i veneziani durante la conquista di Trieste rubarono la campana più grande chiamata “el Campanon” e quando la campana fu caricata su un bastimento nei pressi del Faro della Lanterna, scivolò in mare e i marinai che passavano di là durante i temporali udivano il dolce suono della campana sommersa.
Sopra l’ingresso della torre in un’edicola gotica ad arco è posta la statua gotica del patrono San Giusto che guarda la facciata della cattedrale e regge nella mano destra la palma del martirio, mentre nell’altra i simboli di Trieste. Si suppone che l’opera sia datata tra il X e l’XI secolo e attribuita a una bottega di Venzone però sembra che la testa del santo patrono sia più un’opera di periodo romanico e aggiunta forse posteriormente in sostituzione della testa originale danneggiata dal tempo. L’imperatore d’Austria Leopoldo III nominò il primo vescovo tedesco di Trieste, Enrico de Wildenstein, che in data 27 novembre 1385 consacrò l’altare maggiore della cattedrale. A fianco della Cattedrale è posta la Cappella di San Giovanni ex-Battistero, al cui interno sono conserveati tutti i reperti romani trovati sotto il castello e i mosaici del trecento che raffiguravano il martirio di San Giusto. Accanto alla Cattedrale c’è la cappella di San Michele al Carnale del 1200, dove si conservavano le ossa esumate del cimitero che si trovavano nell’Orto Lapidario.
Sulla facciata di San Giusto spicca il rosone gotico trecentesco con le colonnine in pietra bianca del carso simile a quello che ornava il Duomo di Cremona città natale del vescovo Rodolfo Pedrazzani che lo aveva commissionato agli scalpellini che provenivano da Soncino,vicino a Cremona. Oggi a Trieste c’è Via dei Soncini per ricordare questi artigiani che vissero con le loro famiglie a Trieste. Sulla facciata di San Giusto sono incastrate due palle di cannone sparate nel 1813 dalle navi della flotta britannica contro il Castello di San Giusto difeso dalle truppe napoleoniche francesi.
Sulla facciata sono posti tre busti, da sinistra quello di Enea Silvio Piccolomini I, Rinaldo Scarlicchio e Andrea Rapicio. Enea Silvio Piccolomini eletto Vescovo di Trieste nel 1446 riuscì ad appianare le violente discordie tra la Diocesi triestina e il Capitolo cittadino e anche con l’Imperatore Federico III. Abitava in una elegante villa a Barcola e oltre a scrivere poesie e rime, scrisse numerose opere importanti.Eletto Papa nel 1458, col nome Pio II, intervenne presso la Serenissima per far cessare le guerre sull’adriatico. Morì ad Ancona mentre si apprestava a partire per la guerra contro i Turchi.Busto del Vescovo Rinaldo Scarlicchio eletto vescovo a Trieste il 5 giugno 1621, dove rimase per nove anni. Combattè l’eresia luterana e morì nel 1640 e fu sepolto in nell’odierna Gornji Grad, nella tomba dei vescovi di Lubiana. Busto del Vescovo Andrea Rapicio (Trieste, 1533 – Trieste, 1573), cattolico, giurista italiano e letterato, vescovo di Trieste dal 1565. Sembra che la sua famiglia si era trasferita in Istria e che il giovane Andrea vi avesse passato lunghi periodi di vacanza. Il castello dei Rapicio, imponente opera di muratura andata distrutta durante il secondo conflitto mondiale, si trovava vicino a Pisino. Si è salvato solo un quadro, probabilmente in origine parte di una serie, raffigurante appunto il vescovo Andrea. Opera di pittore ignoto, è databile agli inizi del XVIII secolo. Gli stipiti del portale principale della cattedrale sono stati ricavati da una stele funeraria romana, e su quello sinistro è visibile una scultura della croce templare.
Le campane di San Giusto furono più volte lesionate dai fulmini e rifuse, fino al 1953 quando furono inaugurate tre nuove campane di rame e stagno e decorate da Carlo Sbisà, famoso artista triestino. Si racconta che… nel 1508 i veneziani durante la conquista di Trieste rubarono la campana più grande chiamata “el Campanon” e quando la campana fu caricata su un bastimento nei pressi del Faro della Lanterna, scivolò in mare e i marinai che passavano di là durante i temporali udivano il dolce suono della campana sommersa…..
Accanto alla cattedrale c’è una colonna veneziana del 1560 alla cui sommità nel 1844 furono messi il melone con i 13 spicchi, uno per ogni Casada della nobiltà medievale triestina e l’alabarda. Si racconta che… l’alabarda che secondo un’antica tradizione, cadde dal cielo su Trieste il giorno del martirio di S. Sergio, patrono assieme a San Giusto di Trieste.
L’interno è a cinque navate, le due di sinistra appartenevano alla basilica romanica dell’Assunta, quelle di destra al tempietto medievale di S.Giusto. I mosaici bizantini che rivestono le absidi risalgono al 1100-1200.
I mosaici bizantini rivestono l’abside sinistra e risalgono agli inizi del 1100.: la Madre di Dio tra gli arcangeli Gabriele e Michele e gli Apostoli nel giardino mistico. I mosaici dell’abside destra sono datati nel 1200: il Cristo benedicente affiancato dai martiri Giusto e Servolo sullo sfondo dorato. Sotto i mosaici, entro le piccole arcate, intorno al 1230 furono eseguiti gli affreschi con la passione di S.Giusto: la fustigazione, la condanna a morte per annegamento, il cammino verso il molo, il martirio, il sogno premonitore di Sebastiano, il ritrovamento del corpo, i funerali e l’assunzione in cielo della sua anima. A destra della cappella di S.Giusto si apre una piccola abside dedicata a S.Apollinare, decorata da affreschi romanici molto sbiaditi dal tempo, che raffigurano le Storie del Santo.
L’abside centrale, che conclude il presbiterio, è stata mosaicata nel 1932 dal veneziano Guido Cadorin che vi ha raffigurato l’Incoronazione della Vergine e Santi. Attigua alla cappella dell’Addolorata, c’è la cappella del Tesoro, dove sono conservati oggetti di epoca diversa: bizantino-romanico,gotico-rinascimentale e barocco-neoclassico.
Tra essi sono da notare in particolar modo: l’urna-reliquiario di S.Giusto, in lamina d’argento opera duecentesca di produzione cividalese. Fu ritrovata intatta nel 1624 dal vescovo Scarlicchio sotto l’altare del Santo e all’interno c’era anche la pietra forata con cui fu affogato il santo e il velo dipinto con la sua immagine; il crocifisso dei Battuti;il crocifisso di Alda Giuliani; l’alabarda di S.Sergio di stile gotico e la tradizione vuole che l’arma-reliquia non tolleri né la ruggine né la doratura; il polittico di Paolo Veneziano, raffigurante la Crocifissione eppoi molti Santi entro archetti e altri compaiono a mezzo busto fra gli archi.
Nella navata sinistra si aprono le due cappelle di S.Giovanni e di S.Giuseppe. La prima risale ad epoca tardoromanica e fu edificata probabilmente nel luogo dell’antico battistero paleocristiano. Sulle pareti sono esposti gli affreschi con le Storie di S.Giusto. La cappella di S.Giuseppe fu edificata nel XVII sec. dal vescovo Scarlicchio, sulle pareti laterali sono rappresentate le scene della Fuga in Egitto e della Morte di S.Giuseppe; sulla volta la Glorificazione del Santo. Nella navata destra si aprono le cappelle di S.Servolo e di S.Carlo. La cappella di S.Servolo fu eretta nella prima metà del Trecento ed ampliata circa un secolo più tardi. Di grande rilievo artistico è il drammatico gruppo scultoreo del Vesperbildo Compianto sul Cristo morto, opera tedesca della prima metà del Trecento. La cappella di S. Carlo fu voluta nel 1336 dal vescovo fra’ Pace da Vedano per sistemarvi la propria sepoltura. In essa sono sepolti alcuni membri del ramo Carlista dei Borboni di Spagna e Marzio Strassoldo di Villanova, capitano cesareo di Trieste dal 1710 al 1723.