19

Ago
2020

CAVANA TRIESTE

Nel 1714 l’imperatore Carlo VI in occasione della fine delle ostilità con i Turchi  fece costruire un magazzino di sale in fondo alla piazza da cui l’origine del primo nome Piazza del Sale. Il magazzino del sale venne  demolito nel 1821 e ceduto al Comune  che voleva destinarlo al mercato del pesce e  su progetto di Pietro Nobile fece costruire un edificio che avesse al pianterreno dei porticati sorretti da colonne dove si sarebbe svolto il commercio  e i due piani superiori destinati alle abitazioni.


Ma il Comune spostò il mercato del pesce in un’altra zona e nel 1829 vendette anche il porticato del palazzo al commerciante di tabacchi  Carlo Fontana che già aveva acquistato i due piani della casa destinati alle abitazioni private. Dopo la demolizione del magazzino la piazza cambiò il nome in Piazza  Cavana  forse perchè a quell’epoca c’era nelle vicinanze una vecchia cava o dal nome della porta costruita nel 1471, nell’attuale via Cavana, e demolita nel 1778.Si racconta che nel 1313 fu sventato un tentativo di signoria da parte dal patrizio Marco Ranfo. Questa antica famiglia patrizia aveva già nel 1150 un rappresentante tra i Consoli triestini e  nel 1202 furono tra i trecentosettantadue cittadini che avevano fatto giuramento di fedeltà al Doge Dandolo. Marco Ranfo si rese protagonista di questa tumultuosa scossa degli eventi locali, era nel 1285 divenuto procuratore, cioè una specie di notaio degli atti pubblici del Comune, e cinque anni dopo, all’epoca dei contrasti con Venezia, figurò quale console.Nel 1304 egli era capo del Vassalli del Vescovo. Nel 1311 era tra i Consoli  e il suo nome figura nel 1313 in un atto pubblico accanto a quello del rappresentante e del podestà, il vicario Sagramoro. Quindi era un personaggio assai in vista. Si presume che egli tentasse di impadronirsi del Comune e di imporre la sua signoria.L’anno seguente il suo nome scompare. Nelle pagine degli statuti si può leggere la sua condanna: “Marco Ranfo, condannato a morte, sia ucciso, e si estenda questa pena anche ai suoi figli Giovanni e Pietro. Le figlie Clara, Ranfa ed Agnese siano trattate alla stregua delle donne malfamate e vengano bandite dalla città, dopo essere state trattate di frusta per le contrade da una porta all’altra”.La casa dei Ranfi in Piazza Cavana, al Largo del Crocefisso, fu fatta demolire e lo spiazzo sarebbe dovuto rimanere perpetuamente deserto a secolare ricordo del male commesso da questa gente. La sua scomparsa però rimane un mistero. È possibile che egli sia rimasto ucciso mentre andava agitandosi a preparare la sommossa. Forse invece era riuscito a salvarsi fuggendo per la via del mare.

Via dei Capitelli era detta contrada dei Nobili perchè in questa strada c’era la maggior concentrazione delle loro abitazioni. il Nome della strada era dovuto a 4 capitelli (edicole) raffiguranti la passione di Gesù Cristo, oggi di queste ne sopravvivono due. Una edicola del settecento con il Cristo in croce è situata sulla facciata laterale di una delle case di Piazza Cavana. Si racconta che  sotto l’ascella del Cristo compare una pallottola sparata nel 1944 da un sottoufficiale tedesco ubriaco.

Via del Pesce, della Pescheria e del Sale partono da Piazza Cavana verso il mare , mentre Via dei Cavezzeni, dei Capitelli e delle Mura si dirigono verso il colle di San Giusto.Tante stradine storiche si affacciano su Piazza Cavana ognuna con una  peculiarità. In via delle Beccherie fino al 1750 si macellava la carne, in via dei Fornelli c’è un’antica trattoria famosa per il buon pesce, anche il Duca Amedeo d’Aosta quando veniva a Trieste andava a mangiare all’Antica Ghiacceretta. Attraversando via della Pescheria  si arrivava al  mercato del pesce che fino al 1810 era nei pressi dell’attuale via Diaz.Via del Pesce così chiamata perchè si svolgevano le operazioni richieste dalla legge per mettere in vendita il pesce.

Alla fine di Piazza Cavana  c’è il rione di Cavana che si estende nel periodo settecentesco proprio all’interno del borgo storico. All’ingresso del rione c’è la Casa Pepeu, detta così perchè  in uno degli appartamenti ci abitava lo studioso Francesco Pepeu,caratterizzata dalle grandi anfore di pietra che sporgono dal tetto.

Palazzo Antonio Vicco costruito dall’omonimo commerciante portoghese alla fine del 1700 sopra la demolizione dell’Ospedale dell’Annunziata e della chiesetta dedicata alla Beata Vergine dell’Annunziata.Dopo la morte del commerciante il Palazzo diventò la sede della curia vescovile.

 

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