Le prime cinque famiglie luterane arrivarono a Trieste nel 1717 per poter esercitare il commercio a Trieste dichiarata porto franco. Nel 1852 Trieste aveva 2353 evangelici, luterani e riformati.Il primo atto pubblico della comunità fu l’apertura del cimitero evangelico nel 1754. Il culto luterano fu autorizzato da Maria Teresa d’Austria solo nel 1778 tre anni dunque prima dell’editto di tolleranza dell’imperatore Giuseppe II. Grazie alle riforme di questo sovrano illuminato alla comunità luterana le fu concesso un terreno per la costruzione di una chiesa dove professare il loro culto. L’area si chiamava piazza dei Carradori, perché fin dal XVIII secolo era destinata a stazione per i carradori; successivamente venne denominata piazzetta della Chiesa Evangelica e, infine, largo Odorico Panfili.
L’edificio venne edificato, tra il 1871 e il 1874, sotto la direzione di Giovanni Berlam e Giovanni Scalmanini, ma il progetto originario è riconducibile all’architetto Karl J.C. Zimmermann di Amburgo. Per la progettazione e per la costruzione ci si ispirò alla chiesa di “Nicolai kirche” di Amburgo, realizzata nel 1844 dall’inglese G.G.Scott L’inaugurazione solenne avvenne il 1° novembre del 1874. La chiesa, in stile neogotico, è stata realizzata in pietra d’Istria, con il tetto in lastre di ardesia, ha un campanile alto 50 metri e vetrate istoriate a colori.
All’interno vi sono due monumenti funebri di stile neoclassico che contrastano con le linee gotiche dell’esterno, scolpiti attorno al 1823 da Antonio Bosa e provenienti dalla Chiesa del Rosario, precedente sede della comunità evangelica. Uno è dedicato al negoziante di Borsa Giorgio Enrico Trapp, l’altro al console danese G. Dumreicher d’Osterreicher.
Le campane di bronzo del campanile, ricavate dalla fusione di cannoni francesi, furono donate dall’imperatore tedesco Guglielmo I. Dalla Germania giunsero anche l’altare, il pulpito e l’organo meccanico. Stupenda la vetrata del coro, realizzata a Monaco di Baviera e raffigurante la “Trasfigurazione di Cristo” (ispirata al celebre dipinto del Raffaello), dono della famiglia Rittmeyer.