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Nov
2020

PIAZZA DELLA BORSA -TRIESTE

il secondo salotto buono cittadino

Il centro economico della città per tutto il XIX secolo. La sua attuale forma architettonica risale alla metà del 1749, quando l’imperatrice Maria Teresa d’Austria, diede impulso allo sviluppo urbanistico del territorio interrando le saline ad ovest delle antiche mura tergestine e favorendo la costruzione di piazze ed edifici. La forma irregolare della piazza testimonia che questo spazio rappresenta più di altri il punto di contatto tra la città medievale e il Borgo Teresiano (Canal Grande).

Il Palazzo della Borsa. Progettato dall’architetto Antonio Mollari venne inaugurato nel 1806 per ospitare le attività dei commercianti di Borsa. Nel 1844 la Borsa fu trasferita nel palazzo del Tergesteo e, successivamente nel palazzo attiguo (ex palazzo Dreher) chiamato Borsa nuova.

 Attualmente è la sede della Camera di commercio, industria, artigianato e agricoltura di Trieste. La facciata principale si presenta come un tempio greco in stile dorico con quattro grandi colonne, un timpano alla sommità e, al pianterreno, uno spazioso portico su cui si affacciano quattro edicole dove sono alloggiate le statue: “Europa” e “Africa” scolpite da Bartolomeo Ferrari, “Asia” da Domenico Banti e “America” da Antonio Bosa, lo scultore allievo del Canova. Nelle nicchie del primo piano due statue rappresentanti Vulcano e Mercurio, rispettivamente opera del Banti e del Ferrari, decorano la facciata.

In alto, sulla balaustra, le quattro statue opera del Bosa raffigurano da sinistra a destra il “Danubio” (via d’acqua già all’epoca considerata fondamentale per lo sviluppo dei traffici), il “Genio di Trieste” (poggiato sopra uno scudo con scolpito lo stemma della città), “Minerva” (elmo in capo, testa di Medusa sul petto, gufo al piede, regge con una mano uno scudo recante un medaglione di Francesco II e con l’altra addita al Genio di Trieste l’immagine del sovrano) e “Nettuno”, simbolo de traffici marittimi. Danubio e Nettuno, rispettivamente ai due lati estremi della balaustra, si tendono la mano l’un l’altro con lo sguardo rivolto alle due statue centrali. Sul timpano due figure alate raffiguranti la Fama e la Fortuna affiancano l’orologio centrale. Prestigiose sale interne, arredate in stile neoclassico, ospitano cerimonie ufficiali e convegni economici. Al centro del soffitto a cupola della Sala Maggiore un grande affresco, opera di Giuseppe Bernardino Bison, evoca la proclamazione del Porto Franco di Trieste da parte dell’imperatore Carlo VI nel 1719.

All’interno della piazza sono collocate: la Fontana del Nettuno realizzata nel 1750 dallo scultore bergamasco Giovanni Mazzoleni e  ancora nel 1887 utilizzata dalle donne del borgo per lavare i panni, e

la colonna dell’imperatore Leopoldo I d’Austria eretta nel 1660 in occasione della visita alla città dell’imperatore Leopoldo I d’Austria, istitutore del Ghetto ebraico nel 1696 e padre di Carlo VI, promulgatore del Porto Franco. La Colonna reca la scritta: “Leopoldo I Avgvsto tergestinos invisenti statvtaqve patria approbanti devota vrbis gratitvdo erexit” (A Leopoldo I Augusto, in occasione della sua visita a Trieste e dell’approvazione dei patri statuti, la devota gratitudine della città eresse).

Palazzo della Borsa Nuova. Palazzo Dreher. Fu progettato negli anni 1909-1910 dall’architetto viennese Emil Bressler su commissione di Theodor Dreher, figlio del birraio boemo Anton. Il palazzo dotato di 19 sale da pranzo, con giardino invernale e ascensore riusciva ad accogliere 2000 persone. Il Grand Restaurant Dreher era considerato uno dei ristoranti più lussuosi d’ Europa e riportato su tutte le guide dell’inizio ‘900. Per l’elevata costo della gestione, Dreher cedette l’edificio alla Camera di commercio, che nel 1926 decise di trasformarlo nella nuova sede borsistica, affidandone il progetto all’architetto triestino Gustavo Pulitzer Finali. La riconversione venne ultimata nel 1928 e fino agli anni ’90 funzionarono le attività della Borsa.

Casa Rusconi. Palazzo settecentesco in stile neorinascimentale veneziano che fa angolo tra Via Cassa di Risparmio e Piazza della Borsa, noto anche con il nome di Casa Rusconi, una famiglia di farmacisti stanziatasi a Trieste che lo aveva commissionato nel 1860 a Giovanni Scalmanini. Nel 1810 nella Libreria Geistinger, ospitata nell’edificio, Domenico Rossetti fondò la Società di Minerva una delle più antiche associazioni culturali in Italia. In ricordo dell’evento è stata collocata, in una nicchia sulla parte centrale del palazzo, la statua dell’artista in veste togata. Il busto visibile sopra l’ingresso, secondo alcune fonti rappresenterebbe Alessandro Volta, secondo altre sarebbe invece Ambrogio Rusconi, tra i fondatori nel 1755 della Borsa di Trieste, ritratto appunto mentre la guarda.

Palazzo Steinfeld (accanto a Casa Rusconi). Costruito nel 1903 su una preesistente casa del settecento dove, al pianterreno, c’era il “Panorama Internazionale”, un locale dove si poteva fruire, a pagamento, di dispositivi ottici per le proiezioni di immagini in movimento. Nel 1905, nel nuovo palazzo, venne aperta la sala denominata “Cineografo Americano”, il primo cinema a Trieste di proprietà del tedesco Karl Böcher.

Casa Bartoli (Casa verde). La casa in stile liberty più famosa della città di Trieste. Realizzata dall’architetto Max Fabiani tra il 1905-1906 è nota anche come Casa verde per il colore delle decorazioni floreali a cascata presenti sulla facciata principale e imposte al progettista per abbellire il palazzo ritenuto eccessivamente all’avanguardia. Inizialmente il palazzo ospitava il deposito di manifatture Antonio Bartoli & Figlio da cui prese il nome. L’architettura del palazzo soddisfaceva sia all’esigenze di spazio e visibilità delle attività commerciali insediate al pianterreno e ai primi piani, sia a quelle abitative dei residenti posti ai piani superiori. Al terzo piano una grande veranda ospitava il giardino d’inverno del “Restaurant Golberger”, un caffè-ristorante frequentato da ebrei di stretta osservanza che rimanevano nella zona commerciale anche nella pausa pranzo. Il caffè venne chiuso negli anni trenta.

Casa della Portizza (chiamata così per l’androna che collega piazza della Borsa con via Beccherie, ex-ghetto ebraico). La Casa in stile impero, potrebbe risalire alla fine del XVIII secolo o ai primi anni dell’Ottocento. Il sottopasso della Portizza in piazza della Borsa corrisponde ad una delle porte nelle mura della città, che si apriva su Canal “Piccolo” o “del Vino”, il più piccolo dei due canali navigabili che servivano d’acqua le saline e dove si inoltravano le imbarcazioni da carico. Il Canal Piccolo è stato completamente interrato.Sulla Portizza si nota un elemento architettonico quasi onnipresente in città: un volto di pietra posto in chiave d’arco della porta, con le fattezze spesso simili al committente del palazzo e con la funzione, forse, di scoraggiare i malintenzionati. I “panduri”, dal nome di temibili guerrieri ungheresi che per secoli difesero il territorio dai turchi. Panduri erano chiamati anche i soldati croati di frontiera, arruolati nell’esercito asburgico a partire dal 1740.

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