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IL PORTO VECCHIO DI TRIESTE

Il Porto vecchio di Trieste si estende su un’area di 67 ettari, con oltre un milione di metri cubi di hangar spesso di grande pregio ed è tra gli ambiti di archeologia industriale marittima più rilevanti del Mediterraneo. 

Data la sua posizione privilegiata vicino al centro storico e agli ottimi collegamenti stradali, l’area del Porto vecchio è ben collegata alla città Inoltre, tutta l’area è servita da un fascio di binari ferroviari direttamente collegati alla Stazione ferroviaria di Trieste Centrale Il Porto vecchio è protetto da una diga foranea disposta con orientamento parallelo all’allineamento delle banchine, ha una lunghezza di 1.100 m con fondali variabili che raggiungono una profondità massima di 18 m. Originariamente strutturata per consentire l’attracco delle navi sul lato rivolto verso la terraferma attualmente è sede di un prestigioso stabilimento balneare

I magazzini detti capannoni, posti all’interno del comprensorio, appartengono ad una classificazione disciplinata da regole costruttive specifiche dei lagerhauser dei porti del nord Europa che comprende locali destinati al deposito, alla conservazione e alla sosta delle merci dall’arrivo nel Porto fino alla spedizione e alla relativa distribuzione. I magazzini furono disposti su tre strade parallele tra loro: uno stradone centrale e due strade di cui una confinante con la via ferrata e sono classificate ad un solo piano fuori terra;a due o tre piani fuori terra con cantina e soffitta, con ballatoi tra gli avancorpi sostenuti da colonnine di ghisa e a quattro piani fuori terra con cantina, pianoterra e quattro piani superiori con ballatoi.

I magazzini erano muniti di gru, elevatori, montacarichi ed altri arredi per le operazioni di carico e scarico delle merci

STORIA

Agli inizi del XVIII secolo a Trieste l’imperatore Carlo VI d’Austria emanò la “Patente di Porto Franco” , Da allora e fino ad oggi il regime di porto franco è rimasto prerogativa e caratteristica peculiare del Porto di Trieste. 

Agli inizi del XIX secolo il Porto di Trieste divenne il primo porto dell’impero Austro-Ungarico, il 7° porto del mondo ed il 2° porto del Mediterraneo dopo Marsiglia, per movimentazione di merci. Ma la crescente concorrenza degli scali del nord Europa dotati di impianti ed ed efficienti infrastrutture spinse gli imprenditori e i gruppi finanziari triestini a chiedere la trasformazione dello scalo giuliano da emporio a punto di transito delle merci. Nel 1857 la costruzione della Ferrovia meridionale che collega Trieste a Vienna, e dei primi magazzini ferroviari costituiva il primo passo verso la modernizzazione della città e del suo  Porto

Nel 1863 venne bandito un concorso per la costruzione del nuovo Porto di Trieste e, due anni dopo,nel 1865 fu scelto il progetto dell’ingegner Talabot che prevedeva l’interramento del vecchio bacino a fianco della ferrovia e l’ampliamento degli impianti ferroviari. La collocazione del nuovo Porto è individuata, in prossimità del nuovo scalo ferroviario. Il progetto prevede la realizzazione di cinque moli, di cui quattro paralleli e uno obliquo, con la conseguente formazione di quattro bacini, a protezione dei quali è eretta una diga foranea lunga 1.100 metri con un canale di passaggio.Le difficoltà tecniche da superare sono rilevanti e la prima fase dei lavori del Porto viene completata nel 1883

Nel 1879, il Ministero del Commercio affida a un Ente portuale, denominato Pubblici Magazzini Generali, la gestione delle operazioni portuali svolte a terra e tra il 1883 e il 1893 vengono costruiti i magazzini 7, 10, 18, 19, 20 e 26 e gli hangar 6, 9, 17, 21, 22, 24 e 25. Con l’allestimento del Molo IV il nuovo complesso portuale può ritenersi completato. Nel 1891 venne abolito il privilegio del Porto franco e il comprensorio del nuovo Porto assume lo status di zona franca per le merci.

Agli inizi del Novecento si rese necessaria un’ulteriore espansione degli impianti del porto dovuta all’’intensificarsi dei traffici con il Medio ed Estremo Oriente, favorita dall’apertura nel 1869 del canale di Suez, Il progetto venne completato in gran parte solo negli anni ’20 e ’30 del XIX secolo dopo il ritorno di Trieste all’Italia: nacque così il Porto Nuovo e il Punto Franco Nuovo.

Nel corso degli ultimi anni l’Autorità Portuale ha intrapreso un’azione di recupero dei principali edifici storici all’interno del Porto Vecchio, tra questi il Magazzino 26, la Centrale idrodinamica, la Sottostazione elettrica 

CENTRALE IDRODINAMICA

Il Porto di Trieste fu uno dei primi porti al mondo a dotarsi di una Centrale Idrodinamica. Il complesso della Centrale Idrodinamica di Porto vecchio di Trieste è considerato un gioiello dell’archeologia industriale. Fu tra i primi ad essere realizzato tra il 1887 e il 1890 nel distretto portuale storico di Trieste, sul progetto dell’ingegnere triestino Luigi Buzzi.


Con una pianta a forma rettangolare di 90 x 25 metri entrò in funzione nel 1891 e diventò il centro energetico dell’intero porto vecchio. In un unico impianto erano concentrati tutti i motori a vapore in grado di movimentare le gru, i montacarichi delle banchine e dei magazzini del porto che operavano fino a sei chilometri di distanza. Anche il ponte levatoio, posto sulle rive triestine, che valicava il Canale del Ponterosso, era azionato dalla Centrale Idrodinamica.La facciata, in stile classicheggiante e abbellita da semplici decorazioni, dopo il restauro, è stata colorata in “giallo Austria”, quasi un omaggio alle origini asburgiche del Porto Vecchio.

L’impianto idrodinamico è ancora oggi ben conservato ed è composto: da quattro macchine, pompe, realizzate dalla “Breitfeld- Danek & Co” di Praga-Karolinenthal e una quinta per produzioni minori;

due serbatoi collocati sul grande soppalco; tre delle dieci grandi caldaie Lancashire tipo Cornovaglia, prodotte a Vienna e, infine, due accumulatori idraulici collocati nelle due torri gemelle, alte circa 20 metri, edificate ai due lati dell’ingresso principale.

Una terza torre, la torre piezometrica, collegata alla centrale era situata all’ingresso del porto a circa 1500 metri di distanza e consentiva la stabilizzazione della pressione dell’acqua.

Il polo idrodinamico è completato da un camino alto circa 40 metri e, all’epoca, anche da un deposito di carbone e un’officina di riparazione.

SOTTOSTAZIONE ELETTRICA

Nel corso del tempo, l’impianto idrodinamico risultò insufficiente per sostenere l’espansione necessaria e, nel 1913, su disegno dell’architetto Zaninovich, nell’area adiacente alla Centrale fu costruito un nuovo edificio che ospitava la Sottostazione elettrica di riconversione

La Sottostazione è costituita da due corpi di fabbrica principali a forma di “L”: il primo ospitava su due livelli, la sala interruttori e la sala delle sbarre collettrici a 27000 V; nel secondo corpo oltre l’ingresso principale c’era una sala a doppia altezza con i due diversi quadri in bassa e media tensione. Funzionante fino al 1989, dal 2011 l’edificio è stato restaurato ed è diventato un polo museale.

IL MAGAZZINO 26

Con 30.000 metri quadrati di superficie ed una lunghezza di 244 metri, il Magazzino 26 è il più grande di tutti gli edifici del Porto Vecchio. Completato nel 1890 dall’impresa Geiringer & Vallon si trova accanto alla preesistente Centrale idrodinamica.

L’edificio si sviluppa su un’area di circa 6.000 metri quadrati e si compone di un seminterrato e quattro piani fuori terra. La facciata presenta cinque avancorpi, intervallati da balconate su livelli sovrapposti e caratterizzati da colonne in ghisa provenienti dalle fabbriche Wagner di Vienna. Il magazzino era dotato di numerosi elevatori ed ascensori interni.Oggi ospita il Science Centre Immaginario Scientifico e l’ex Magazzino 18.

ex Magazzino 18

un vero e proprio magazzino, dove sono conservate masserizie, foto, attrezzi da lavoro e altri oggetti quotidiani degli esuli Istriani, Fiumani e Dalmati. Oltre 2000 metri cubi di memoria vivente del doloroso esodo del popolo giuliano, fiumano e dalmata.

Magazzino 18 Trieste Porto vecchio

Masserizie depositate a Trieste fra gli anni ’40 e ’50 del secolo scorso e mai ritirate dai legittimi proprietari. Uno specchio fedele della quotidianità di una società che si è fermata nel momento dell’esodo.

È questo il Magazzino 18, divenuto famoso grazie allo spettacolo di Simone Cristicchi.

IL FUTURO TURISTICO DEL PUNTO FRANCO VECCHIO
Porto e turismo rappresentano a Trieste un binomio inscindibile: da un lato la nautica da diporto, che vanta una lunga tradizione con la classica regata della Barcolana e l’ampia dotazione di strutture (più di 3.000 posti barca), dall’altro il settore crocieristico, che sta conoscendo una fase decisiva di sviluppo. In questo contesto si inserisce il piano di sviluppo del più antico dei punti franchi, il Punto Franco Vecchio, che ha ottenuto l’iscrizione nella lista UNESCO del Patrimonio dell’Umanità in quanto esempio unico di archeologia industriale. In questo luogo  coesistono un moderno terminal per merci varie (Adria Terminal), due bacini da sviluppare per la nautica da diporto, una centrale idrodinamica che per cento anni ha azionato gru e montacarichi del Porto Vecchio, nonché numerosi magazzini storici. Un piano di sviluppo dove la vocazione direzionale, museale, turistico-ricreativa e ricettiva di quest’area sono il fulcro della sfida del futuro della città di Trieste, da sempre una città cosmopolita e luogo d’incontro privilegiato tra Oriente e Occidente