PALAZZO STRATTI – PIAZZA UNITA’ D’ITALIA – TRIESTE
ll ricco mercante di panni, il greco Nicolò Stratti ,importante personaggio della città di Trieste nei primi dell’ottocento, nel 1839, ordinò all’architetto Antonio Buttazzoni la progettazione di un palazzo di stile neoclassico a nord-est della Piazza e che ricordasse lo stile del Palazzo Carciotti che da quarant’anni dominava le Rive.
La facciata è coronata da una balaustra e conclusa da un gruppo scultoreo, che si trovava un tempo sulla facciata postica, opera dello scultore veneziano Luigi Zandomeneghi.
Nell’opera allegorica, Trieste è rappresentata da una donna circondata da simboli che inneggiano la crescita culturale ed economica della città, come lo sviluppo tecnologico (la locomotiva di George Stephenson data all’Austria nel 1837 per migliorare la tratta ferroviaria Trieste-Vienna) , urbanistica (un capitello), artistica (la cetra, per la musica, la tavolozza per la pittura e il busto per la scultura), lavorativa (un incudine, un martello e un’ancora) e, infine, la crescita della ragione ma anche la presenza sempre del mistero delle tenebre( una civetta, animale sacro a Minerva) .
Nel 1846, per difficoltà finanziarie dello Stratti, il palazzo, fu acquistato per 400.000 fiorini dalle Assicurazioni Generali. Al piano terreno dell’edificio c’è lo storico Caffè degli Specchi inaugurato nel 1839 ma completato solamente nel 1846 quando la proprietà del palazzo passò alle Assicurazioni Generali. La facciata del palazzo è stata totalmente ristrutturata nel 1872 su progetto degli architetti Geiringer e Righetti.
PALAZZO DEL MUNICIPIO – PIAZZA UNITA’ D’ITALIA – TRIESTE
All’ingresso di Piazza Unità d’Italia, provenendo da Piazza della Borsa, dove prima sorgeva il Palazzo del Magistrato,
nel 1875 fu progettato dall’architetto Giuseppe Bruni il Palazzo del Municipio. Lo stile delle facciate è caratterizzato da un misto di stile parigino e manierismo germanico.
Il Palazzo inizialmente non piacque al popolo triestino che lo soprannominarono palazzo “Cheba”, ovvero palazzo “Gabbia”, per la forma che ricorda una enorme gabbia per gli uccelli, ma anche palazzo “Sipario”, poiché con la sua mole imponente riusciva a nascondere i ruderi e le brutture delle case della Cittavecchia che si trovavano alle sue spalle. Il piano terra è realizzato da archi a tutto sesto che riproducono l’idea di un porticato, mentre ai piani superiori si aprono numerose finestre divise in bifore e trifore.
Composto da due corpi laterali di quattro piani di altezza, e da un corpo centrale più alto di un piano e caratterizzato dalla torre dell’orologio, in cima alla quale due mori in bronzo, soprannominati dai triestini Micheze e Jacheze (I loro nomi derivano dallo sloveno “Mihec” e “Jakec” che significa Michele e Giacomo), scandiscono il tempo ogni quarto d’ora. I primi dodici rintocchi di mezzoggiorno si sentirono il 14 gennaio del 1876.
Le due statue ricordano i due mori installati nel 1517 sulla Torre dell’Orologio, chiamata anche Torre del Porto, oppure ancora Torre del Mandracchio che era la porta della piazza (allora Piazza Grande o Piazza San Pietro) che dava sull’antico porto della città.
Attualmente sulla torre del Municipio sono due copie delle statue originali che si trovano all’ingresso del castello di San Giusto.