Il Castello sorge sul promontorio di Miramare a picco sul mare vicino alla baia di Grignano a pochi chilometri dalla città. Massimiliano d’Asburgo-Lorena, Arciduca d’Austria e imperatore del Messico,nel 1855.
Si racconta che Massimiliano d’Asburgo-Lorena, Arciduca d’Austria e imperatore del Messico, nel 1855 in seguito ad una burrasca, si riparò nel porticciolo di Grignano e rimase affascinato dal promontorio di Miramar, in spagnolo “mirar el mar”. Nel ricordo dei castelli che si affacciavano sulle coste dell’oceano Atlantico, l’Arciduca fu ispirato dal luogo per la costruzione del Castello come sua dimora
e della moglie Carlotta del Belgio e affidò il progetto all’ingegnere Carl Junker. I lavori cominciarono il 1° marzo 1856 e terminarono nel 1871 e il costo si aggirò intorno ai 600.000 fiorini. Il Castello di Miramare fu realizzato in pietra bianca d’Istria secondo uno stile eclettico che unisce il neogotico al revival medioevale.Il committente e l’architetto si erano ispirati alla corrente “romantisches Historismus”, sviluppata in quegli anni da Theophilus Hansen all’Arsenale di Vienna e alla villa Pereira, poco a nord della capitale imperiale.
Si articola in due corpi di fabbrica connessi tra di loro da un corpo centrale arretrato e una torre posizionata nella zona prospiciente al mare. Si sviluppa su due piani e un mezzanino e presenta lungo tutto il perimetro sommitale una merlatura espressamente voluta dall’Arciduca. Il castello si affaccia, da un lato, su un spiazzo decorato con aiuole e una fontana, mentre dall’ala occidentale, sul porticciolo e infine, dal lato opposto all’ingresso, è circondato da una terrazza a picco sul mare.
All’interno, il Castello fu suddiviso in numerose stanze. Il piano terra fu destinato alla residenza della coppia, mentre, quello superiore agli ospiti e alla rappresentanza. Franz e Julius Hofmann realizzarono la decorazione degli interni.I lavori del piano terra terminarono nel 1860 data in cui Massimiliano e Carlotta si trasferirono nel Castello, dopo il decadimento dalla carica di governatore del Lombardo-Veneto, mentre le stanze della rappresentanza terminarono intorno al 1870.Nel 1930, parte del piano della rappresentanza fu adibito a residenza del Duca Amedeo d’Aosta, che vi abitò per circa sette anni e modificò alcune stanze secondo lo stile dell’epoca nonchè sostituì insegne Imperial-Regie con croci sabaude.
Le stanze del Castello conservano anche una pregevole raccolta di vasi orientali e mantengono tutti gli arredi originali compresi di ornamenti, mobili e oggetti risalenti alla metà del XIX secolo.
L’arredamento del castello segue per lo più lo stile Biedermaier ma anche rinascimentale e secondo impero che implicavano un maggior uso dell’oro e decorazioni uguali nel soffitto e nel pavimento.
La camera XIX è ornata da una serie di dipinti di Cesare Dell’Acqua raffiguranti la storia di Miramare realizzati con la collaborazione dello storico triestino Pietro Kandler. Il 14 aprile 1864 Massimiliano salpò insieme alla moglie alla volta del Messico, a bordo del Novara, la stessa nave che ne riporterà indietro la salma quattro anni più tardi.Prima di partire lascio le disposizioni testamentarie in cui il Castello veniva lasciato alla sua cara Carlotta:”Da ciò che ho di più caro, la mia Carlotta, prendo congedo con cuore pieno di riconoscenza. Sento il bisogno di confessare che ad essa debbo infinita felicità; poiché mai la più piccola lite ci ha divisi, poiché ella ha avuto sempre mitezza di cuore per i miei errori e in tutte le fasi della nostra vita movimentata ha avuto l’amore più vero e fedele che mi ha colmato di felicità…..“Nessuno sa meglio di lei, ciò che mi era caro in vita e lo onorerà; in particolare però io le raccomando il mio caro Miramare e Lacroma, dei quali ella è già proprietaria secondo l’atto di donazione datato Miramare 5 aprile 1864.”
Il Castillo de Chapultepe fu la dimora di Massimiliano e Carlotta in Messico e ha molti tratti architettonici e naturali simili al Castello di Miramare.
Si racconta che il Carducci durante una delle sue gite a Trieste volle vedere il castello, d′onde l′infelice Massimiliano era partito per l′impero del Messico. Entrò nella stanza di studio dell′Arciduca, costruita in guisa che rassomigliasse la cabina della contrammiraglia Novara che lo trasportò al Messico, vide i ritratti di Dante e del Goethe presso il luogo ove Massimiliano sedeva a studiare; vide aperta sul tavolino un′antica edizione di romanze castigliane; vide incise nella sala maggiore più sentenze latine; queste fra le altre : Si fortuna iuvat caveto tolli – Si fortuna tonat caveto mergi – Saepe sub dulci melle venena latent – Non ad astra mollis e tenuis via – vivitur ingenio, caetera mortis erunt. Quale impressione facesse sul poeta quella visita lo dice l′ode, che subito dopo egli pensò, e della quale scrisse subito queste prime strofe.“O Miramare, a le tue bianche torri attediate per lo ciel piovorno fosche con volo di sinistri augelli vengon le nubi”…